Orgosolo - Guida Turistica

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.: ORGOSOLO
 Orgosolo è un comune di 4.538 abitanti della provincia di Nuoro, famoso per la grande abbondanza di murales, di cui molti a sfondo politico, che rendono il paese interessante da visitare. Il paese, immerso nel cuore del Supramonte, è caratterizzato da uno spettacolare paesaggio naturale, da costumi di gran fascino e dai tipici murales che abbelliscono e arricchiscono i muri delle case illustrando le problematiche vecchie e nuove di un popolo legato alla pastorizia e all'agricoltura.
 Le più antiche testimonianze umane nel territorio Orgolese sono ascrivibili al neolitico medio. Consistono in oggetti litici e frammenti ceramici costituenti il corredo quotidiano di genti che traevano le fonti di sussistenza dalla caccia e dalla pesca, favorite dal fatto che nelle folte foreste si aggirava numerosa la selvaggina e i fiumi erano senz´altro privi di ogni forma d´inquinamento e quindi molto più pescosi di quanto non lo siano ora. Nell´età del rame e in quella successiva del bronzo, come attestato da ritrovamenti databili a quelle epoche e dai monumenti, si può desumere un continuo flusso migratorio di genti a popolare ogni angolo del vasto territorio oggi ricadente del comune di Orgosolo.
 Dell´età prenuragica residuano una settantina di domus de janas, che per lo più presentano un unico ambiente ricavato nella dura roccia granitica, due dolmen, e alcuni menhirs, tracce della pietas verso i defunti e della venerazione delle divinità solari e ctonie. Per quanto riguarda l´età nuragica, le sagome di una quindicina di nuraghi in buono o discreto stato di conservazione dominano i paesaggi, mentre di altri venti abbiamo solo le tracce. Numerosi gli insediamenti e le tombe di giganti. Di una sporadica presenza punica nel territorio sono testimonianza alcune monete, indice forse di rapporti di carattere commerciale o frutto di razzie. Dopo la conquista romana dell´isola, gli antichissimi abitatori delle zone interne e quindi anche del nostro territorio dovettero fare i conti con un padrone duro e spietato che non permetteva ai pastori di svernare con il gregge nelle terre di pianura, riservate alla coltivazione del frumento. Nacque così un odio implacabile e si sviluppò una guerriglia infinita, contrassegnata da incursioni degli indigeni e azioni punitive da parte romana. Solo in epoca imperiale ci fu una tregua instabile e si stabilirono rapporti commerciali. Dopo la costruzione, da parte romana di strade di controllo e di avamposti, come quello di Orulu, a circa 5km dall´attuale centro abitato la cultura e la lingua latina penetrarono lentamente, sostituendo la parlata locale. Agli inizi del IV secolo D. C. risalgono i primi tentativi di evangelizzazione delle nostre contrade. Nella casa parrocchiale si conserva ancora l´epigrafe che ricorda il martirio dei Santi Anania e Egidio, da parte delle tribù locali nel 301. Del periodo alto medioevale si conservano pochissime tracce. Tuttavia dalle memorie di antiche chiese distrutte e dalla presenza di nomi ancora oggi adoperati, si può desumere la presenza dei bizantini, specie religiosi che diffusero il cristianesimo di rito orientale.
 E´ solamente in età giudicale che abbiamo notizie scritte su Orgosolo. Era compreso nella curatoria Dore del giudicato di Logudoro. Dopo la caduta di questo fu incorporato nei territori del sovrano di Arborea. Nel 1341 viene elencato fra i centri che versavano le decime alla curia romana. Nel 1388 i suoi rappresentanti si recarono a Orani, sede del marchesato per apporre la firma del trattato di pace tra Aragonesi e Arborensi. Dopo queste due prime testimonianze, i documenti si fanno via sempre più numerosi, mostrando una comunità dedita alla pastorizia, integrata da una modesta orticoltura, in continua lotta con la natura ostile, le calamità naturali, le carestie e le pestilenze e la voracità degli esattori spagnoli. Chi non pagava le numerose gabelle o provava a ribellarsi rischiava il carcere, la tortura, la pena capitale e non aveva altra scelta che darsi alla macchia. A questa tristissima situazione si devono ascrivere le cause iniziali del banditismo sardo e dell´incomprensione reciproca che tuttora caratterizza i rapporti tra gli abitanti dell´interno e le istituzioni statali. Dai documenti dei secoli XV e XVI emergono vicende di miseria e privazioni ed è solo agli inizi del ´600 che un orgolese riesce a studiare da prete e ad uscire dagli angusti ambiti paesani, fornendo prova del suo ingegno con la pubblicazione di un testo a carattere religioso. Giovanni Matteo Garippa studia a Roma, dove dà alle stampe il Leggendario delle Sante Vergini e Martiri di Gesù Cristo, uno dei primissimi testi in prosa sarda, operazione quanto mai audace, in tempi di spagnolismo imperante. Dopo il passaggio dell´isola ai Savoia, la situazione generale non subisce variazioni di rilievo, anche perché i tentativi di riforma operati dai nuovi padroni furono più fumo che arrosto, non riuscendo a sottrarre le popolazioni dall´anacronistico sistema feudale e a migliorare effettivamente l´agricoltura e la pastorizia e a dotare l´isola di infrastrutture viarie. L´isolamento geografico e quello culturale, infatti, sono una costante dei nostri ambienti, almeno fino alla seconda metà del XX secolo. Nel 1770 abbiamo notizia della prima visita di un viceré sabaudo nel nostro paese. Il marchese Des Hayes, nella sua relazione, descrive Orgosolo come un centro tranquillo e laborioso, che non annoverava al suo interno delinquenti, né oziosi. Tale situazione emerge anche dal rapporto stilato dal sacerdote Francesco Massaiu nei primissimi anni dell´Ottocento.
 Il paese non venne coinvolto nelle sollevazioni popolari a seguito delle famigerate leggi sulle chiudende (1820) e gli orgolesi, ignorati da tutti, mantennero le millenarie consuetudini di sfruttamento collettivo delle terre, con la raccolta della legna, delle ghiande e del pascolamento delle greggi nei boschi e nei prati comunali. Non esisterà, infatti, fino al 1867, la proprietà privata. La crisi sociale ed economica che colpì l´Italia nella seconda metà del secolo ebbe gravi ripercussioni anche in Sardegna e a Orgosolo, con il verificarsi di numerose azioni banditesche, che il nuovo Stato si preoccupò di reprimere con l´invio di truppe e l´arresto indiscriminato di intere famiglie sospettate di combutta con i briganti. L´azione militare più nota è la caccia grossa descritta da uno dei protagonisti, il capitano Giulio Bechi. Il fatto maggiormente indicativo dei metodi per l´estirpazione del banditismo fu il conflitto di Murguliai (1899), in agro di Orgosolo, nel quale carabinieri e truppe dell´esercito sterminarono una delle bande più famigerate dell´epoca.